
Strano pensare che lo stress, un male dei nostri tempi può trovare sollievo in un “esorcismo” antichissimo nato dal folklore del sud-est Italiano, e invece…Immaginate un tamburello impazzito, un’armonica allegra, un ebro violino, un organetto frenetico, e poi aggiungete una piazza, in una splendida sera d'estate, gremita di gente e una giovane donna che danza, canta, freme, smania, suda fino allo sfinimento…Siamo nel
Salento dove, secondo un'antica tradizione, il morso della
taranta, rendeva le giovani contadine furiose fino alla frenesia e poi alla liberazione, ottenuta con un esorcismo musicale a base di pizzica detto
ciclo coreutico. Questo rito di liberazione, della durata di 3 giorni, consente al corpo della “malata“ di liberarsi dallo spirito del ragno, che attraverso questo ballo, come per telepatia soffrirà e morirà, facendo ritornare la donna in sé. Un’orchestra suonerà ininterrottamente i ritmi sfrenati della
pizzica, basati sull’alternanza degli opposti, che permetteranno alla “sfortunata” di ballare e cantare sfogando la sua ebbrezza. La ragazza si agita, saltella, danza ,disegnando nello spazio ampie figure con un fazzoletto che tiene tra le mani, finchè non inizia a barcollare, perde i sensi e crolla al suolo sfinita. Terminato l‘esorcismo di questa possessione, finalmente, la giovane donna torna in sé, per grazia ricevuta da
S. Paolo, protettore di coloro che sono morsi da animali velenosi. L’aspetto più insolito è, però, che il morso della taranta sembri dare più felicità che dolore, facendo quasi impazzire di allegria ed eccitazione chi viene punto, fino a farlo ballare per ore, tanto da far pensare si tratti di una credenza popolare più che di una reale malattia fisica!
Ma perché proprio le donne? E poi, la puntura di un ragno può causare gravi malattie e se si è punti non si ha la forza di alzarsi dal letto, ma allora come si fa a ballare per tre giorni 
consecutivi? La risposta a questo “mistero della taranta” non è facile, un’ipotesi potrebbe essere che le donne, essendo vestite in abiti piuttosto “succinti” quando mietevano il grano, sotto il sole di giugno,erano più esposte a questo tipo di rischio, ma la soluzione in realtà è un’ altra:
“cherchez la femme” come direbbero in Francia! Il tutto,probabilmente, starebbe in un fattore psicologico più che patologico, che sfaterebbe la legenda, lasciando emergere una realtà piuttosto sorprendente: le salentine avevano trovato una valvola di sfogo per sfuggire allo stress! Queste donne così giovani, infatti, erano molto spesso nubili, oppure sposate con uomini imposti dalla famiglia, lavoravano nei campi, e vivevano in condizioni di totale sudditanza al

marito o alla famiglia, costrette a tacere e a subire. Accumulandosi lo stress provoca un cedimento a livello psichico e, come consigliano molti psichiatri, gli unici modi per impedirlo sono: sudare praticando qualche sport o ascoltare musica classica. Ovviamente la musica classica non era così reperibile per le contadinelle salentine ,e lo sport era un’ esclusiva maschile. Beh queste “casalinghe disperate” un modo l’avevano trovato per liberarsi dallo stress: si sfrenavano sulle allegre note della pizzica fingendosi impazzite e godendo per tre giorni della libertà totale di dire e fare quello che volevano…tanto chi mai avrebbe potuto colpevolizzare i gesti di una matta o offendersi per le frasi pronunciate?Gli psichiatri più esperti lo definiscono un intelligentissimo modo casereccio per sfuggire alla pazzia dello stress.

Insomma
una pazzia che ne fronteggia un’altra. La carica energica della pizzica sta proprio nella mancanza di passi stereotipati e nella scompostezza dei movimenti che danno estrema libertà a chi danza. Si succedono saltelli sincronizzati al tempo dei tamburelli, che tentano di imitare il ritmo di battito del cuore, velocizzandosi a momenti, per poi rallentare di colpo.
Un misto di fantasia, sensualità, passione e desiderio affidato al proprio sentire fanno della pizzica il ballo più antico e caratteristico della tradizione salentina.
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